venerdì 26 settembre 2008

Filopalestinesi in passerella (?)

Siamo tutti dei moralisti di merda. Si, proprio bigotti e fanatici. Come si spiega senò tutto questo affanno all'assolvere i nostri doveri? Da chi ci sono imposti? Il fatto è che più pensiamo di essere liberi, più ci stereotipiamo, credendo così ingenuamente di indulgere le nostre omissioni, ma soprattutto la nostra pigrizia.
La tirannia dei cliché è ora più forte che mai: non puoi entrare in un centro sociale se non indossi una kefiah, come vieni sbattuto fuori da un locale fighetto se non hai almeno un 60 % di abiti firmati. Perchè il destino non ha voluto il contrario? Perchè non possiamo vedere autonomi incipriati in haute-couture di Dolce e Gabbana e truzzettini figli-bene degni della miglior tendenza no-global? E soprattutto ha senso tutto questo?
Ma avete mai visto una sfilata di moda? A me sembrano più simili ai frequentatori leoncavallini che della Milanodabere (anche se negli ultimi tempi le due cose, ahimè, coincidono...)
Ci ho pensato oggi, osservando in città tutte le fighette con gli occhiali di Gucci che indossano la kefiah. Già, perchè è il trend di quest'autunno: kefiah e All Stars, possibilmente con le stelline (per la serie "come rovinare un intramontabile mito underground"). Ovviamente il rigore vuole che, mentre si indossa il foulard filo-palestinese (poverine, lo sapessero i loro padri berlusconiani!), si esca dal negozio di Armani prontamente saccheggiato con la carta di credito rimboccata dal Papy. E la frangetta, ma si che sta bene! Fa così alternative, oggi va così di moda... Ah, ipocrisia, dove ci porti...
Sui giovani d'oggi ci scatarro su... davvero...!


domenica 21 settembre 2008

"Pop Porno" e la globalizzazione dell'edonismo

L'avrete sentita sicuramente, alla radio o su MTV. Il tormentone autunnale "Pop Porno", dell' emergente duo elettro-pop "Il Genio", sta minando il sonno di diverse persone. Il video, pullulante di citazioni cinematografiche - dal noir anni 50 a Pulp Fiction - , vede la sontuosa cantante atteggiarsi in movimenti intrisi di uno charme velato, delicato, che fa quasi tenerezza. Il testo, sussurrato e labiale, ci catapulta nell'era della seduzione per antonomasia, in un vecchio film francese di  "serie B", offrendo allo stesso tempo notevoli spunti di riflessione decisamente attuali: che cos'è la seduzione oggi? La pornografia soddisfa ancora questo requisito essenziale?
E' la realtà che ci viene sbattuta davanti agli occhi: quella del marito o del fidanzato che, la notte, si guarda i "pornazzi" e sogna di sperimentare tali prodezze con la propria partner. E' il porno violento e volgare, diffusosi su internet grazie a network nati sulla scia di youtube (pornotube o youporn, per citarne alcuni), che non offre più quel senso di mistero e di eccitazione, dato appunto dal "non poter vedere o toccare". Perchè sono profondamente convinto che sexy non è ciò che è tangibilmente approdabile, ma ciò che fa sognare; ciò che è innocente e, proprio grazie a questa virtù, lascia trasparire una sensualità quasi trascendente, eterea. Questo si poteva tastare nei vecchi film di Tinto Braas, ma non è più presente nell'attuale produzione pornografica: essa ha perso ogni traccia di professionalità e ricerca intellettuale, diventando la più evidente espressione di un edonismo globalizzato, dove chiunque possieda una videocamera può diventare una stella del porno in pochi minuti. Oh, cazzo, pure qua va a finire la globalizzazione! Tutta colpa degli americani, rozzi e volgari, con i loro reality tutti troie e troioni, con la loro assoluta pragmaticità e carenza di logos o introspezione. Ho il vago presentimento che "Pop Porno" sia dedicata a loro...



martedì 16 settembre 2008

Italics: l'arte fa la storia dal '68 a oggi

Una scommessa ambiziosa, quella di Francesco Bonami. In mostra a Venezia presso Palazzo Grassi fino a gennaio 2009, Italics (arte italiana fra tradizione e rivoluzione 68-08)  si propone di guardare con un occhio diverso gli ultimi 40 anni di storia nazionale, attraverso la rivisitazione di opere d'arte contemporanea. Chi più dell'arte può infuocare gli animi, incutere terrore o rassegnazione? Innumerevoli e più o meno noti gli artisti presenti, facenti parte delle varie generazioni susseguitesi nell'arco temporale; non dice nulla il nome di Maurizio Cattelan? Sicuramente ci farò un salto, quest'autunno. Perchè a Venezia non c'è solo la Biennale...



lunedì 15 settembre 2008

La barbarie di un paese allo sbando


Diciannove anni, quasi un mio coetaneo. Questa era l'età di Abdoul, il giovane di colore ammazzato a sprangate ieri mattina. Una mattina qualunque, ordinariamente livida di un nebbioso grigiore in quella Milano sempre più specchio della nostra società, della nostra "Itaglia". Milano come Roma, come Napoli, come Genova, come Torino o Novara. Non città a caso, ma luoghi di memoria, dove razzismo e neofascismo (istituzionali e non) - fratelli di sangue - hanno agito con empietà.
Dove stiamo finendo? Alle ultime elezioni, un partito dichiaratamente xenofobo quale la Lega ha convinto almeno 1 italiano su 10. Non voglio strumentalizzare l'accaduto, sicuramente Bossi e i suoi amichetti non c'entrano (almeno direttamente) nulla. Ma sono le loro parole a essere colpevoli. E le parole hanno un potere enorme. Soprattutto sulla massa meno ricca di cultura, strumento fondamentale per decriptarle in modo critico e razionale. Ma la cultura, oggi, in Italia, è demonizzata. Siamo (quasi, purtroppo) al capolinea. Abdoul è un nuovo martire di un sistema socio-culturale in profonda crisi: tocca a noi arrestare questa pericolosa deriva, a testa alta, senza "guardare troppo nell'abisso per non far si che esso guardi in noi". Parola di Nietzche.

domenica 14 settembre 2008

Paloma! voglio essere sincero con me stesso

Cazzo! Sto mentendo a me stesso! oops I did it again! cosa posso fare?
Eh, carissimo, la sincerità è importante, ricordi Pinocchio, il naso... si... vero??
Non ricordo più niente, neanche le favole che mi raccontavano da bambino, neanche il calore materno di un abbraccio o l'umido livore di un bacio sulla fronte.
Niente, è come se ogni traccia d'amore si sia dissolta dalla mia memoria, ora voglio solo sesso apatico e sfrenato, un coito algido e distaccato per un piacere puramente edonista da "una botta e via".
No, beh, non la voglio la bambola gonfiabile. Voglio diventare un bambolo gonfiabile, anzi, voglio dissiparmi in pezzi di bambola. Si, I am doll parts, bad skin, doll heart. Questa canzone riflette perfettamente il mio attuale stato d'animo. Se solo Courtney potesse essere con me in questo momento...


sabato 13 settembre 2008

Odori, città, luoghi & dintorni

Mai più che in questo momento ho potuto sperimentare sensazioni simili: ogni luogo fisico (ma anche ideale o spirituale) ricorda situazioni ormai lontane, che desidero soltanto segregare nell'Archivio dei "bei momenti passati". Ma stranamente questo mi riesce impossibile, per dimenticare o anche soltanto per distrarre la mia attenzione dovrei attuare una "traslazione radicale" di corpo e anima, verso un nuovo spazio loco-temporale; non è cripticismo, nè una distorta forma di istinto suicida, semplicemente una necessità, una fottutissima e dolorosa necessità. Impossibile, almeno per ora, perchè la salvaguardia del mio futuro, già irrimediabilmente compromesso, mi suggerisce di rimanere in questa città fino al compimento degli studi. Dopotutto mancano pochi mesi, quanti? Contiamo uno, due, tre... Nove!! nove mesi, una gravidanza. Chissà se al termine, un atroce travaglio mi permetterà di partorire...qualcosa! Forse una nuova consapevolezza, una rinnovata sicurezza di sé, oppure un rimarcamento delle mie attuali convinzioni. Intanto diamoci dentro con questa cazzo di scuola: dopotutto l'ho sopportata per 4 anni, non saranno altri nove mesi a farmi sclerare completamente. L'ultimo anno, poi addio Coss"ano", addio Biella, addio mio passato...
Ma, vicissitudini di avveniristici pragmatismi a parte, il bisogno permane... Bisogno di cancellare lavagne ancora intatte, scritte, indelebili nella mia mente. Lastre incise testimoni di un futuro programmato e sognante, che però non si potrà più, mai più, realizzare. Solo una chimera qualunque rimarrà, utopica e irrealizzata. Ma rimarrà. E' questo che devo ficcarmi in testa.

giovedì 11 settembre 2008

Sette anni dopo


Chi non ricorda, almeno vagamente, cosa stava facendo quel dannato pomeriggio di 7 anni fa? La mia rimembranza, non troppo delineata, mi suggerisce un soleggiato dopopranzo al parco giochi dell'oratorio con mia sorella e alcuni amici, a fare tutte quelle cose innocenti e spensierate comuni ai bambini di 11 anni. Poi qualcosa di vano mi fece tornare a casa; fu lì che trovai mia madre paralizzata davanti alla TV, mentre le immagini confuse scorrevano sullo schermo. Non capivo, non era facile per nessuno comprendere la gravità di quella situazione, che si nitidizzò solo diversi mesi più tardi.
Non voglio ripetere un inutile e strappalacrime memoriale, bensì esprimere il mio pensiero riguardo alle conseguenze, più o meno indirette, di quell'avvenimento. Premessa: sono fortemente contrario alla politica economica (ma non solo) americana, frutto troppo maturo -oserei dire quasi marcio- di un ultraliberismo sfrenato. L'attentato terroristico è assolutamente condannabile e in alcun modo giustificabile, ma credo che quei 3000 morti vadano sommati a tutte le altre vittime che la follia capitalista miete quotidianamente, soprattutto nei paesi del cosiddetto "Terzo Mondo". L'azione infatti, per quanto deprecabile, è da considerarsi conseguenza estrema delle politiche degli Stati Uniti (e dei suoi satelliti tra cui il nostro Belpaese) riguardo i paesi sottosviluppati e in particolar modo il medioriente, terra sottratta illegittimamente agli abitanti nativi, su cui è stato imposto uno stato filoamericano pensando di sbrigare così il millenario problema della diaspora ebraica. Volgiamo un pensiero, ogni volta che Bush si finge commosso alle vittime americane -di cui è secondo responsabile dopo Al Quaeida- anche a tutte le madri palestinesi che si sono viste sfrattare di casa, gettare coi propri bambini nei campi profughi in condizioni a dir poco miserevoli. Loro, come gli israeliani vittime del terrorismo consequenziale, sono da sommare ai 3000 morti innocenti dell'11 settembre.
E come non annoverare in questa tetra algebrica anche i morti della folle guerra in Iraq, civili e militari americani scandalosamente adescati in campagne a dir poco viziose, portate avanti dal governo americano tra i giovani disagiati dei sobborghi metropolitani. Pensiamo anche alle loro madri, quando la faccia di culo di Bush retorizza la sofferenza.
Quanti morti dovremo ancora contare, prima che ci si decida a cambiare strada, a capovolgere questo sistema dissennatamente iniquo? A chi spetta questo increscioso compito? Alla massa indistinta - e non solo "operaia" come suggerisce qualche atavico idealismo -? Ai Presidenti dei paesi occidentali (sicuramente il nostro attuale è troppo impegnato a escogitare soluzioni alternative a riguardo, quindi è scusato per la sua nonchalance)? Solo il tempo potrà dirlo. Nel frattempo, contiamo.

mercoledì 10 settembre 2008

Specchio deforme della mia non-realtà

Apro questo blog dopo una rottura. Una rottura dolorosa, una favola che si tronca, apparentemente senza motivo, istantaneamente, senza lasciare tempo neanche ad una lacrima di defluire dagli occhi. Una farfalla meravigliosa che vola via, ma anche una speranza. La speranza che, un giorno, lei e solo lei possa tornare a librare le sue ali fra le mie mani, a godere del mio fiato, delle mie carezze, dei miei baci, della mia protezione. Sono sicuro che quel giorno verrà, e fino allora non finirò di tormentare la mia anima, il mio pensiero, di nascondermi dietro a qualche comodo e ombroso cespuglio, che non manca certo in questa vita.
Ma della mia vita privata non parlerò molto, qui. Qui voglio sfoggiare la mia "parte razionale", quella che esprime al meglio virtù e opinioni artistiche e intellettuali, non come una vacua iattanza ma come una consapevole brama di far capire al mondo quello che sono e quello che penso.
Quindi Marco diventa valiumfever, la febbre di una droga che allontana la coscienza dalle sue peggiori azioni, portandola in una dimensione parallela, latitante, dove il sonno oscura la realtà e permette alla ragione di non venirne a conoscenza; se non attraverso uno specchio patinato e sapientemente filtrato, un velo di menzogna ma anche di necessità. Perchè a volte capita di mentire, persino a se stessi.